Accettazione

Da ragazza mi guardavo allo specchio e non apprezzavo la mia figura longilinea. Osservavo le altre coetanee più formose e desideravo essere come loro. Ho lavorato molto sull'accettazione corporea, per amarmi nelle mie forme, anche se non rispecchiano  quelle della classica donna mediterranea. 

Oggi mi capita che alcune pazienti mi domandino se diventeranno magre come me, partendo da una struttura anatomica completamente diversa. 

Questo tipo di pensiero, seppur opposto a quello della me adolescente, nasconde ugualmente il desiderio di voler essere qualcosa di diverso da quel che siamo. 

Aspirare ad imitare un modello estraneo totalmente irraggiungibile per noi ci farà solo soffrire. E allora che facciamo? 

Cerchiamo di accettarci per la nostra natura, e di diventare la miglior versione possibile di noi stessi. 

Ho trovato questa bellissima parabola che descrive perfettamente il pilastro dell'accettazione:

"Un re andò nel suo giardino e trovò alcuni alberi e pianticelle morenti, mentre alcuni fiori erano appassiti. Cominciò a chiedere alle piante le ragioni di questo stato.
La quercia disse che stava morendo perché non poteva essere alta come il pino. Osservando il pino, il re lo trovò sofferente perché non poteva portare grappoli come la vite. E la vite stava morendo perché non poteva fiorire come una rosa.

Infine trovò la viola, fresca e fiorente come sempre. Alla domanda del re rispose: Mi è sembrato scontato che, quando mi hai piantato, volevi una viola. Se avessi desiderato una quercia, un pino, una vite o una rosa, avresti piantato quelle. Allora ho pensato: visto che non posso essere altro che ciò che sono, cercherò di manifestarmi al meglio di me stessa"

Tratto da Counseling una nuova prospettiva. Marchino L. e Mizhrahil M. Mimesi 2015

E tu che fiore sei? 

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