1 Shapiro S.L., Carlson L.E. L'arte e la scienza della mindfulness. Roma: Piccin nuova Libraia (2013)
2 Bays J.C. Mindful eating per riscoprire una sana e gioiosa relazione con il cibo. Enrico Damiani editore (2018)
3 Kabat-Zinn J. Mindfulness per principianti (2017)
4 Segal Z. V., Williams J. M. G., & Teasdale J. D. Mindfulness-based cognitive therapy for depression: A new approach to preventing relapse. (2002) New York: Guilford.
5 Chawla et al.The Mindfulness-Based Relapse Prevention Adherence and Competence Scale: Development, Interrater Reliability and Validity (2010) Psychother Res. pp.388-397
In viaggio con la nutrizione, lo yoga e la mindfulness verso il benessere di corpo, mente e anima
Che cos'è il mindful-eating?

Decalogo delle anti-regole
La mia parte analitica ama creare delle liste, aiutano a semplificare. Mettere in risalto i punti chiave di un argomento e focalizzare l'attenzione solo sull'essenziale.
Così, prendendo spunto da un libro del Dott. Morelli a, ho pensato di riassumere in 10 punti le piccole azioni con cui entrare in contatto in maniera più consapevole con il cibo e con noi stessi. Non è un decalogo di regole dietetiche restrittive, per questo sono delle anti-regole:
- Vivi nel presente: oggi è il giorno giusto per iniziare il tuo percorso
- Lascia andare il perfezionismo, non devi rispecchiare alcun modello
- Accetta il tuo corpo e la tua bellezza adesso, anche con qualche chilo in più
- Impara a dire di no a ciò che ti fa stare male, senza usare il cibo come valvola di sfogo
- Vivi ogni giorno con gioia e entusiasmo, nonostante gli imprevisti
- Rivolgi a te stesso parole gentili: ti meriti amore, anche se in passato puoi aver sbagliato
- Dedica almeno 5 minuti ad ascoltarti
- Osserva le emozioni e i pensieri che sorgono senza giudicarli e senza identificarti con essi
- Libera l'immaginazione e apriti alla possibilità di cambiare
- Ravviva il fuoco delle tue passioni e dedica energia e tempo a ciò che ami
Da quale punto vuoi partire? Hai provato a metterne in pratica qualcuno?
Buon percorso,
Laura
a Morelli R. Solo la mente può bruciare i grassi. Come attivare l'energia dimagrante che è dentro di noi. Mondadori Libri, 2016

Cambiare abitudine
Come si cambia un'abitudine?
Secondo C. Duhigg ogni abitudine è costituita da tre parti 1:
1) un segnale scatenante ---> 2) una routine ---> 3) una gratificazione finale.
Ad esempio: 1) Sto provando nervosismo ---> 2) vado in cucina e mangio un sacchetto di patatine---> 3) sono appagato perché ho masticato e assunto cibo grasso e salato quindi mi sento più calmo
Più ripetiamo questa sequenza di azioni e più tenderà a rafforzarsi. E' inutile perciò tentare di sradicare un'abitudine da zero, è più "facile" sostituirla. Ma come?
Andando a modificare la nostra routine, cioè agendo sulla fase numero 2.
Ad esempio la prossima volta che mi renderò conto di provare nervosismo (segnale) invece di mangiare le patatine posso decidere di uscire e fare una passeggiata con un amico (routine) in modo da svagarmi e sentirmi più calmo (gratificazione).
In modo schematico 1) nervosismo---> 2) passeggiata ---> 3) calma
Basta una sola volta per rompere questa catena? No, come tutte le abitudini ci vuole del tempo affinché la nuova routine si consolidi.. e intanto come faccio a non ricadere nella vecchia routine? Allenando il mio autocontrollo.
"Quando si chiede alle persone di fare qualcosa che richiede autocontrollo, se sentono che è una scelta personale o che stanno aiutando qualcun altro, risulta molto meno faticoso. Se sentono che non sono autonomi, che stanno solo eseguendo degli ordini, i muscoli della loro volontà si stancano molto prima"2
Nessuno quindi può imporci di cambiare un'abitudine, dobbiamo volerlo in prima persona e soprattutto credere che questo cambiamento sia possibile!
Qual è l'abitudine che vorreste modificare?
1 Duhigg C. Il potere delle abitudini - come si formano, quanto ci condizionano, come cambiarle. TEA, 2012
2 Muraven M., Gagnè M., Rosman H. Helpful self-control: autonomy support, vitality and depletion. J. of Experimental and Social Psychology 44, 3 pp 573-85 (2008)

Autonutrimento e autogratificazione

Sono pieno o sono sazio?
Alzi la mano chi all'ennesima portata di un banchetto nuziale ha esclamato: basta cibo, sono pieno! Magari toccando il ventre dilatato, incapace di accogliere anche un piccolo chicco d'uva.
Abbiamo provato tutti questa sensazione di gonfiore e pienezza, associandola alla sazietà. Ma sei sicuro che essere pieni equivalga davvero ad essere sazi?
Fai questo esperimento 1: prova a bere in maniera consecutiva dei bicchieri d'acqua. Dopo un certo numero di ripetizioni, ti accorgerai di aver raggiunto il tuo limite. Sei sicuramente pieno ma puoi dire di essere sazio? Ovviamente no, perché hai bevuto solo dell'acqua!
E' importante quindi distinguere la sensazione fisica di pienezza dalla sazietà, che invece è regolata a livello chimico. E' l'assunzione di cibo infatti, che riduce i livelli di grelina, il nostro ormone della fame. I carboidrati tenderanno a farla scendere rapidamente mentre i grassi la manterranno bassa più a lungo. Sono però comunque necessari almeno 20 minuti affinché il senso di sazietà giunga al nostro cervello, per questo è importante mangiare lentamente e prestando la massima attenzione 2.
Quindi la prossima volta che ti troverai a tavola, ascolta i segnali del tuo corpo e fermati prima di sentirti pieno! Non basarti solo sulla porzione che consumi abitualmente, perché potresti essere sazio già prima degli ultimi bocconi.
Per darti un'indicazione di massima, secondo la tradizione zen, il cibo non dovrebbe mai superare i 2/3 del volume dello stomaco, perché la parte restante deve rimanere libera per la digestione 3. Una pratica simile viene applicata dagli abitanti di Okinawa, i più longevi al mondo, che riempiono lo stomaco per 8 parti su 10. Provare per credere!
Buon percorso,
Laura
1 Pescatori B. Materiale didattico del corso istruttori MB-EAT
2 Muhl M.,Von Kopp D. Il linguaggio segreto del cibo - 42 scoperte rivoluzionarie sull'alimentazione. Sperling & Kupfer (2017)
3 Hanh T.N., Cheung L. Mangiare zen- nutrire il corpo e la mente. Milano: Mondadori (2015).

I pilastri della mindfulness
Secondo Jon Kabat Zinn, gli elementi fondanti della mindfulness sono sono sette 1 :
• Equanimità: la capacità di non giudicare, di conoscere ciò che accade senza preferenze. Dire di sì a qualunque cosa sorga, senza etichettarla come buona o cattiva, testimoni imparziali della nostra esperienza.
• Pazienza: la saggezza nel comprendere ed accettare che ogni cosa nella vita richiede un suo tempo di maturazione e che ogni momento è già pieno così come è.
• Mente del principiante: osservare il mondo con gli occhi di un bambino, come se ogni istante tutto ci fosse sconosciuto e ci destasse meraviglia. Una mente aperta, curiosa, fiduciosa, senza pregiudizi e preconcetti derivanti dal passato o dall'educazione ricevuta.
• Fiducia: aprirsi alle esperienze della vita fiduciosi nelle nostre capacità, nella saggezza interna che ci guida.
• Non cercare risultati: semplicemente stare con quel che c'è invece di fare, stare nel momento presente. Respirare e riportare l'attenzione al corpo quando la mente scimmia si perde nel rivivere il passato o a preoccuparsi del futuro.
• Accettazione: strettamente connessa al concetto di equanimità, accettare ciò che sorge in questo preciso momento. Mi accetto per come sono ora, anche se posso avere qualche chilo di troppo. Solo dall'accettazione si può puoi proseguire nella trasformazione.
• Lasciare andare: Panta rei diceva Eraclito, tutto scorre, tutto è impermanente ed è impossibile bagnarsi più volte i piedi nello stesso fiume. E' il nostro attaccamento ad un pensiero, una persona, una cosa a causare la sofferenza.
Laura
1 Kabat-Zinn J. Vivere momento per momento - Sconfiggere lo stress, il dolore, l'ansia, e la malattia con la saggezza di corpo e mente. Tea (2004)

I 9 tipi di fame
- La fame degli occhi: sfogliamo una rivista di cucina e abbiamo l'acquolina in bocca solo a guardare le foto dei piatti
- La fame del tatto: "il piacere di tuffare la mano in un sacco di legumi", come diceva Amèlie 3
- La fame delle orecchie: siamo al cinema e il nostro vicino sgranocchia dei pop corn, ne sentiamo il rumore e subito ci viene voglia di mangiarne una manciata
- La fame del naso: camminiamo per strada e ci arriva il delizioso profumo di una torta appena sfornata, non iniziamo a sognarne una fetta?
- La fame della bocca: assaporare lentamente un cibo godendoci la consistenza, cercando delle sensazioni piacevoli
- La fame dello stomaco: è ora di cena e non abbiamo ancora messo nulla sotto i denti, ecco che abbiamo i crampi e il nostro stomaco inizia a brontolare
- La fame della mente: "ho letto su una rivista che questo cibo contiene tot calorie, quindi non dovrei mangiarlo, quest'altro invece è sano perciò non corro pericoli.."
- La fame del cuore: ci ritroviamo a mangiare una vaschetta di gelato davanti ad un film strappa lacrime nel tentativo di superare una delusione amorosa, oppure ci sentiamo in ansia e sgranocchiamo un pacchetto di patatine per calmarci
1 Riefoli M. Il rapporto mente-cibo. La guida più completa sui meccanismi mentali in relazione all'alimentazione dal concepimento alla vecchiaia. (2005)
2 Bays J.C. Mindful eating per riscoprire una sana e gioiosa relazione con il cibo. Enrico Damiani editore (2018)

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